Dopo quanto tempo il Fisco perde il diritto di richiederti il pagamento dell’odiosa tassa gravante sul proprietario di un veicolo?
Il bollo auto è una tassa prevista dal Fisco nei confronti di chi risulta proprietario di un veicolo. L’astio nei confronti di questa imposizione è giustificabile, visto che non produce un qualche beneficio diretto nei confronti del contribuente onerato al pagamento. Ed è per questo che i governi italiani, negli anni, hanno promesso, senza mai mantenere la parola, di eliminare questo fardello per il cittadino, che ne lamenta l’ingiustizia economica. Nell’attesa che qualcosa cambi, molti decidono di non pagare per una questione di principio, mentre altri – che vorrebbero – non riescono a farlo, dando preferenza ad altre spese più importanti per il sostentamento della famiglia. Ti starai chiedendo fino a quando sei perseguibile per il Fisco, in caso di mancato pagamento? In questo articolo, vedremo come e quando si paga questa tassa, in che modo si calcola l’importo e quali sono le conseguenze del mancato pagamento, per poi analizzare la questione che ti sei posto: fino a quando il Fisco può chiederti i soldi?
Cos’è il bollo e quali sono le sue funzioni?
Si tratta di un tributo previsto dal legislatore in capo a chiunque risulti proprietario di un veicolo, sia esso auto o moto, immatricolato all’interno del territorio italiano.
La funzione designata è prettamente economica e serve a risanare le casse delle regioni, garantendo a questi enti territoriali di soddisfare le funzioni che la nostra Costituzione ha designato a tutela e beneficio dei cittadini.
Il pagamento del bollo auto
Il bollo auto va pagato annualmente, a prescindere dal fatto che la propria auto venga messa o meno su strada: per questo si parla di tassa sulla proprietà.
La scadenza dei pagamenti varia a seconda di quando è stata immatricolata la tua autovettura, in quanto sarà nel mese successivo che dovrai provvedere a saldare il debito con il Fisco. Se, invece, hai acquistato un’auto usata, la scadenza del bollo non riguarderà il mese di immatricolazione, ma il mese successivo a quello coincidente con il passaggio di proprietà, mentre per i mesi precedenti resterà obbligato il precedente proprietario.
Ad esempio, se l’auto è stata immatricolata a maggio 2019, dovrai pagare il bollo entro il 30 giugno 2020, ma se l’auto non è nuova ed è stata acquistata da un precedente proprietario a marzo 2019, non dovrai guardare l’anno di messa su strada della vettura, ma fare riferimento al passaggio di proprietà, per scadenzare il pagamento all’anno successivo (in questo caso, aprile 2020).
Chi paga il bollo auto?
Il bollo è considerato una tassa sulla proprietà del veicolo e i motivi, come ben capirai, sono abbastanza semplici: è il proprietario del veicolo l’unico onerato al pagamento di questo fardello.
Il problema sorge quando si acquista un’auto già usata. In questo caso, onerato al pagamento sarà chi risulta proprietario l’ultimo giorno utile per pagare il bollo che, come detto, è l’ultimo giorno del mese successivo a quello di prima immatricolazione, mentre il venditore resterà obbligato a pagarlo finché l’auto è stata intestata a lui.
Certo, il Fisco potrà agire solidalmente nei confronti del nuovo proprietario, ma sarà poi quest’ultimo a rivalersi nei confronti del vecchio titolare della vettura, per ottenere il rimborso di quanto eventualmente pagato.
Come si calcola il bollo auto?
L’ammontare del bollo dipende da una serie di fattori:
il livello d’inquinamento della vettura (Euro 3, Euro 4, ecc.), dove tanto minore sarà tale livello e tanto più si pagherà di bollo;
la potenza della vettura, in quanto più alti saranno i chilowatt più il bollo sarà salato per il titolare della vettura;
l’anzianità del mezzo che, al compimento di vent’anni, cessa di essere oggetto di tassazione;
la regione di competenza, che avrà il potere di aumentare o diminuire gli importi dovuti.
Tutti questi dettagli sono presenti nella carta di circolazionedell’auto; pertanto, basterà prendere possesso di questo documento per calcolare il pagamento dovuto o, più semplicemente, basterà accedere al sito dell’Agenzia delle Entrate o a quello del pubblico registro automobilistico e (inserendo la tua targa, l’anno e il mese di immatricolazione), potrai scoprire quanto denaro occorrerà per saldare il debito con il Fisco.
Come pagare il bollo auto?
Una volta scoperto l’ammontare della tassa, dovrai procedere con il pagamento che, come ti dicevo ad inizio articolo, andrà nelle casse delle regioni, passando dall’Agenzia delle Entrate.
La modalità di pagamento può essere telematica (ancora non prevista in tutte le regioni) o fisica, attraverso:
un tabacchino autorizzato al pagamento lottomatica,
alla posta,
allo sportello di un’agenzia di disbrigo pratiche automobilistiche,
all’Aci (automobile club d’Italia).
La quietanza dovrà essere custodita, ma non portata con sé all’interno del proprio abitacolo, posto che la legge non prevede l’obbligo di esibizione alle forze dell’ordine che, oggi, con i sistemi informatici, hanno la possibilità di collegarsi e verificare all’istante il pagamento del bollo.
Prescrizione
Non tutti digeriscono quest’obbligo di pagamento per una tassa che riguarda la proprietà del bene e non un beneficio a tutela del guidatore (come l’assicurazione). A queste persone, si aggiungono coloro che dimenticano la scadenza di pagamento annuale.
Ma quanto tempo ha il Fisco per richiederti le somme evase? Ebbene, saranno tre gli anni a disposizione per l’Agenzia delle Entrate per procedere alla richiesta di pagamento della tassa in questione. Se è trascorso questo periodo dal momento in cui il pagamento doveva esser fatto, allora potrai contestare la richiesta rilevando l’intervenuta prescrizione.
Ma da che momento decorre questo termine? Secondo la legge [1], il termine triennale di prescrizione inizia a decorrere dall’anno successivo a quello di scadenza prevista per contestare il mancato assolvimento del tributo.
Facciamo un esempio. Non pagando il bollo relativo all’anno 2014, il Fisco avrebbe avuto la possibilità di agire per il recupero dell’importo evaso entro il 31 dicembre 2017. Se non l’ha fatto, o non ha intimato la richiesta per interrompere la prescrizione in questo arco di tempo, allora potrai evitare il pagamento.
In che modo? Invia una comunicazione all’ente rappresentando l’intervenuta prescrizione o affidati ad un legale che potrà inviare la comunicazione per conto tuo o impugnare la richiesta di pagamento davanti alla commissione tributaria di competenza.
Interruzione prescrizione e conseguenze
Se la prescrizione non è maturata, perché la richiesta di pagamento è avvenuta tempestivamente, il termine di tre anni inizierà a decorrere nuovamente e la prescrizione potrà maturare una volta passato quest’ulteriore termine.
Diversamente, se l’ente riscossore sarà diligente, potresti rischiare di ricevere la notifica di una cartella esattoriale da parte del Fisco e, quindi, pagare oltre all’importo del bollo, anche le sanzioni e gli interessi decorsi fino a quel momento.
Se anche dopo la notifica della cartella, dovessi decidere di non pagare, allora potresti rischiare qualcosa di più grosso:
il fermo amministrativo del veicolo, non potendo circolare più su strada;
il pignoramento dei propri conti corrente, come anche di altri beni mobili di proprietà, dello stipendio o della pensione.
Inoltre, se la tassa non è stata pagata per tre anni consecutivi, rischierai la radiazione dal pubblico registro automobilistico. Ti sarà dapprima notificata la richiesta dei motivi dell’inadempimento e, ove non sia dimostrato l’effettuato pagamento entro trenta giorni dalla data di tale notifica, sarà chiesta la cancellazione d’ufficio del veicolo dagli archivi del pubblico registro, che ne dà comunicazione al competente ufficio del dipartimento per i Trasporti Terrestri per il ritiro d’ufficio delle targhe e della carta di circolazione tramite gli organi di polizia [2].
Note
[1] Art. 5, comma 51, d.l. n. 953/1982 convertito con L. n. 53/1983.
[2] Art. 96 cod. strada.
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